zione cavalleresca. Li dedicò, divisi in tre parti, rispettivamente al duca di Savoia, al principe di Sulmona e al marchese di Vico, ma non riusci ad averne tanto da poterli pubblicare. Non disperato però, tra le non lievi fatiche del presidio nel Napoletano 1) trovò tempo a comporre in 32 canti questo poema sulle gesta del Cid. Nel 1667 insieme col duca d'Alba l'Ayllon, ch'era entrato nella cavalleria leggera, passava nelle Fiandre: e l'anno dopo potè dare alle stampe il suo lavoro, con molti sacrifici pecuniari. 2) Probabilmente ritornò in Ispagna col duca d'Alba nel 1573. Il libraio Diego Martinez pagò la seconda ed ultima edizione del poema nel 1579, la quale doveva essere illustrata con incisioni, 3) ma riusci invece molto meschina cosa. Dell'Ayllon non sappiamo altro. La tela del poema è una curiosa contaminazione delle tradizionali imprese del Cid, con episodî fantastici e cavallereschi di guerre e d'amori tra Arabi e Cristiani: episodî in cui Arcos, patria del poeta, è 1) «....cada verano era cierto el embarcar, y el invierno el caminar secutando foragidos, y limpiando las terras de su Magestad. » Nel Proemio á los lectores. 2) « Con ayuda de Dios he podido sacarla a luz, él sabe con quanta fatiga e incomunidad por imprimirla a mi costa y carecer tanto de lo necesario. » Ibidem. L' edizione è di ANVERES, Vidua de Juan de Lacio. 1568. - Il permesso di stampa è del 1o aprile, stesso anno. 3) « La segunda impression, siendo Dios servido, saldrá adornada de figuras muy al proposito, con otras cosas que non daran poco gusto » ibidem. 2. RESTORI, Le gesta del Cid. messa continuamente in luce. Per la parte storicoleggendaria egli si servi certamente della Chrónica del Cid. Aveva letto di certo l'Ariosto ma con poco profitto: le sue ottave sono facili ma languide, specialmente per la debolezza delle rime quasi sempre di flessione. Dopo tutto bisogna tenergli conto della buona volontà e pensare che anche a'giorni nostri non molti soldati sarebbero capaci di fare altrettanto. 1) Commedie. 2) Il teatro spagnolo ebbe il suo periodo di splendore dalla metà del secolo xvi a poco oltre la metà del XVII: sue doti precipue la ricchezza della lingua, la facilità e la pieghevolezza della verseggiatura, la varietà degli argomenti trattati, la fecondità inesauribile degli scrittori. Il gran Lope de Vega pare abbia scritto più di 1500 opere teatrali di diversa mole e merito; ne rimangono più di quattrocento. Fra tanta copia, sono naturalmente molti i drammi che pongono in iscena l'una o l'altra delle imprese del Cid, ma ben pochi i degni di lode. Il più 1) I poemi di F. P. DE GUZMAN e dell' AYLLON non furono i soli che celebrassero il Cid. L'Amador de los Rios (op. cit. III, 386) ricorda un poema di JUAN DE GRIAL, del sec. XIII, inedito e forse perduto. Sui primi del secolo XVI fu scritta la Arlantina da GONZALO ARREDONDO, nel quale poema ancora inedito si confrontano le gesta del Cid e di Fernan Gonzalez. Il ms. (segnato D. n. 42) è a Madrid, Bibl. de la Acad. de la Hist. 2) Opera fondamentale per la letteratura drammatica spagnola, è il Catálogo bibliográfico y biográfico del teatro antiguo español, del BARRERA. Madrid, Rivadeneyra, 1860. bello e il più noto è il dramma Las mocedades del Cid di Guillem de Castro. Questi nacque in Valenza nel 1569: ebbe vita agitata, come soldato, come musico e come poeta: ora in Valenza, ora in Napoli, ora in Madrid. Generosamente sovvenuto dai duchi di Olivares e di Osuna non seppe mai risparmiarsi nulla, e alla sua morte - 28 luglio 1631 - fu seppellito per elemosina. Suo contemporaneo fu il principe dei commediografi spagnoli, Lope Felix de Vega Carpio. Nacque a Madrid nel 1562 ed ebbe gioventù burrascosa. A 14 anni tentò di fuggire dalla casa paterna: ebbe duelli ed amori che lo obbligarono a ritirarsi per due anni in Valenza: ebbe contese e processi per le satire troppo acute che andava pubblicando. A 22 anni prese moglie, che gli morì poco dopo. Nel 1688-89 partecipò alla famosa e disastrosa spedizione della invencible armada, che lo guari per sempre delle sue velleità militari. Passò come segretario al servigio di diversi e potenti signori della corte. Un secondo matrimonio non fu più felice del primo: la sposa, Giovanna de Guardio, gli morì nel 1612. Fino dal 1604 molti editori senza il suo permesso andavano pubblicando commedie sue, in tal maniera che, com'egli dice, era impossibile chiamarle sue; perciò cominciò nel 1617 a curare egli stesso l'edizione delle sue opere teatrali.1) Dal 1614 al 1634 pub 1) Dalla Parte novena (1617) alla Parte veinte de las comedias de L. de Vega. (1635). Le parti 21a e 22a, ordinate da lui, furono pubblicate dai suoi eredi: le altre (fino alla 25o) da altri. blicò un immenso numero di opere in prosa e in verso sacre, profane, liriche e drammatiche; par quasi che non bastassero i torchî alla feconda potenza del suo ingegno: egli stesso si vanta d'aver pensato e scritto una commedia in meno di 48 ore. Verso il 1620 ricevette gli ordini sacri e nel 1625 apparteneva alla congregazione dei sacerdoti matritensi. Ebbe lettere, lodi e onoranze da re e pontefici, specialmente da Urbano VIII. Visse i suoi ultimi anni in Madrid modestamente e divotamente, e morì il 27 agosto 1635. Juan de Matos Fragoso è di poco posteriore a Lope. Nacque in Alvito tra il 1610 e il 1614. Poco sappiamo delle vicende della sua vita; pare che poco prima del 1670 fosse in Napoli, ed ivi alla presenza del vicerè si rappresentasse una sua commedia. Fu cavaliere dell' ordine del Cristo; fecondo e buon scrittore di opere poetiche e drammatiche. In queste ultime peraltro già i contemporanei lo rimproveravano di ampollosità d'immagini e di stile: vizio che in seguito tanto deturpò il teatro spagnolo. Matos morì in Madrid il 18 maggio 1692. Le due commedie sul Cid nonsono tra le sue migliori; anche la commedia di Lope dove interviene il Cid non è alla pari di molte altre di quel grande ingegno. Pure ho voluto trasceglierne qualche brano, perchè non è lecito, in una antologia spagnola, passar oltre quando si incontrano i nomi di Lope e di Matos. A Lope è anche attribuita la commedia intitolata Las Hazañas del Cid, ma certamente non è sua. Il Barrera crede sia di Liñan, e noi accetteremo questa congettura, benchè gli argomenti in favore di essa non sieno inoppugnabili. Don Pedro Liñan de Riaza nacque a Calatayud probabilmente verso il 1550. Studiò nell' università di Salamanca; fu grande amico di Lope, che lo chiama milagroso y único ingenio. Sappiamo che nel 1599 era al servizio del marchese di Camarasa vicerè d'Aragona. Mori tra il 1607 e il 1609. Ei merita d'essere ricordato più come lirico che quale scrittore di drammi. Anche questa commedia sul Cid, se pure è sua, non ha peregrine bellezze: è buona la verseggiatura, ma lenta e pesante l'azione drammatica e inceppata dal numero strabocchevole di oltre cinquanta personaggi. Deve invece la sua fama ad una commedia sul Cid il poeta drammatico Juan Bautista Diamante. La commedia è El Honrador de su Padre, e oltre i suoi meriti intrinseci ha contribuito a renderla nota il fatto che essa è strettamente collegata con la famosa tragedia sul Cid del gran Corneille. Quale dei due ha imitato l'altro? 1) Dal confronto delle due opere, parrebbe il Diamante; se n'avrebbe l'assoluta certezza se si conoscessero meglio le circostanze della sua vita, ma 1) Cf. LA-TOUR, Espagne relig. et litteraire MICHAELIS Tres flores del teatro antiguo esp. pag. 4 LO SCHAK (Geschichte der dram. litt. in Spanien) mutò parere dalla 1a alla 2a edizione. Perchè meglio si apprezzi lo stile del DIAMANTE trascelsi un brano, forse il solo, totalmente diverso dalla corrispondente scena della tragedia francese. |